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Mauro Fermariello ha realizzato un affascinante reportage sugli antichi luoghi in cui il giurista napoletano visse nella seconda metà del Settecento – Napoli, Cava dei Tirreni, Vico Equense – non rinunciando, però, anche ad uno sguardo alla Vico attuale, a cui l’artista è legato da affetto e da ricordi familiari. Il volume si compone di circa trenta fotografie di cui la parte principale è dedicata alle immagini dei luoghi - simbolo della breve vita di Filangieri, inoltre è corredato dai testi di Maria Savarese e Donatella Trotta.Seguendo un ideale percorso cronologico, i primi scatti fotografici ritraggono palazzo Filangieri d’Arianello, al centro antico, lungo il cardine di via Atri, con la sua monumentale scala, interpretata dal fotografo napoletano attraverso un affascinante gioco di contrasti cromatico – luministici di secentesca memoria; qui il giovane studioso visse con la sua famiglia, e qui fra l’altro, ricevette più d’una volta la visita di Goethe di passaggio a Napoli nel marzo del 1786. Ampio spazio è destinato ovviamente a Vico Equense e al castello angioino, all’epoca Ravaschieri dove lo studioso trascorse gli ultimi mesi della sua vita, morendo improvvisamente la sera del 20 luglio 1788: evocative di un intenso passato ricco di storia e di eventi sono le foto scattate da mare del possente impianto architettonico due – cinquecentesco, fra l’epoca angioina e quella trionfante di Matteo di Capua.Accanto ad esse la Vico di oggi, così orgogliosamente memore del suo glorioso passato: tramonti che accendono di rosso Punta Scutolo e albe di luce rarefatta che fa trascolorare nel rosa l’azzurro di Marina d’Aequa a Seiano e la spiaggia delle Calcare; e ancora particolari di barche di pescatori accanto a primipiani in controluce di rami d’ulivo; insieme a dettagli architettonici del centro antico e scorci anche spiazzanti di siti.Mauro Fermariello, artista delle immagini, ha ritratto, così, in questa mostra alcuni aspetti ambientali e architettonici di Vico Equense esprimendo, con la propria collaudata tecnica fotografica, anche la poesia delle emozioni d’amore che sole sanno cogliere davvero l’anima dei luoghi e delle persone. Forse perché per Fermariello - come insegnava Henri Cartier-Bresson - «fotografare è porre nella stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore. È un modo di vivere».